Cosa mangeremo domani?
Che tipo di cibo vogliamo? A questi e molti altri interrogativi si
prova a dare risposta con gli oltre 70 progetti che compongono la mostra
“FOOD: Bigger than the Plate” curata da Catherine Flood, May Rosenthal Sloan e Fabio Parasecoli presso il Victoria&Albert Museum.
Le
opere esposte sono realizzate da artisti e designer in collaborazione
con agricoltori, chef, scienziati e comunità locali e sono suddivise in
quattro sezioni: cibo, commercio, agricoltura e concime.
L’approccio
può essere definito interdisciplinare e porta a esiti visionari,
talvolta bizzarri, come nel caso dell’economia circolare della Urban
Mushroom Farm che coltiva funghi nei fondi di caffè (che saranno poi
serviti in piatti speciali presso il bar del museo) oppure il
Totomoxtle, innovativo materiale creato con le bucce scartate di varietà
colorati di mais da Fernando Laposse. Le pareti del V&A Museum sono
inoltre decorate dalla carta da parati degli artisti Fallen Fruit, già
presentata presso Manifesta Palermo nel 2018.
Il cibo non influenza solo i processi socio-economici e l’ecosistema,
ma diventa risposta alle esigenze di un mondo che cambia
vorticosamente. Al di là delle mode, ecco fare capolino ortaggi
monitorati dai computer, cibo personalizzato dall’intelligenza
artificiale e nuovi strumenti per nutrirsi.
I cibi del futuro vanno
infatti oltre il semplice uso dei piatti. Il designer Luki Uber e la
squadra creativa del ristorante elBulli hanno creato Bol aire: si tratta
di pezzi in vetro, dalle linee filanti, utilizzati per servire la
carrot air, un piatto dalla texture leggerissima, e altre pietanze
cucinate in maniera innovativa.
Il set di posate e piatti della
Eatwell è stato invece studiato per aiutare i pazienti con problemi
cognitivi a mangiare in maniera indipendente. La ciotola presenta un
fondo inclinato per agevolare la raccolta degli alimenti e un
rivestimento antiscivolo dai toni vivaci, in risposta alle ricerche
secondo cui le persone affette da demenza bevono l’84% dei liquidi in
più se serviti in bicchieri dai colori brillanti.
L’installazione di
Honey e Bunny si beffa infine delle regole e dei codici di comportamento
a tavola, portando in scena l’assurdo fatto di bucce di cetriolo sul
volto e pasta usata per accarezzare le guance.
«Il cibo è uno degli
strumenti più potenti attraverso cui modelliamo il mondo in cui viviamo,
da come creiamo società, cultura e piacere a come determiniamo il
nostro rapporto con il mondo naturale», hanno dichiarato Flood e Sloan,
ed è fondamentale indagare le nuove sfide che si presenteranno anche
attraverso fotografie, grafiche, documentari e studi scientifici. A
chiudere l’esposizione è il LOCI Food Lab di Center for Genomic
Gastronomia, un carrello – gastronomico – che invita i visitatori a
rispondere ad alcune domande sul futuro alimentare che desiderano e
offre un assaggio del risultato con un menu sviluppato con BaxterStorey,
sponsor dell’evento.