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Intelligenza artificiale, la preoccupazione maggiore riguarda i dati

Le aziende che utilizzano sistemi di intelligenza artificiale sono in aumento e a dimostrarlo sono i dati dell’indagine AI for business adoption study svolta da Ibm con il coinvolgimento di oltre 8000 decision-maker aziendali da più di 20 Paesi nel mondo. L’obiettivo dello studio non è solo comprendere a che punto sia l’adozione dell’intelligenza artificiale, ma anche quali siano le direzioni verso cui l’applicazione si sta muovendo, come l’accelerazione della sostenibilità e gli utilizzi etici, gli ostacoli e i bias da superare.

Nello specifico, i professionisti IT sono maggiormente preoccupati dalla sicurezza dei dati nell’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale. Nel dettaglio, in Italia questo fattore preoccupa ben il 42% degli intervistati, seguito poi dalla capacità di assicurare compliance, governance e privacy dei dati. Per affrontare questioni di security, un terzo delle imprese italiane sta valutando l’utilizzo del Natural Language Processing.

Non solo sicurezza, ma anche trasparenza, etica e capacità di evidenziare questi aspetti: per l’83% degli intervistati, i consumatori saranno via via sempre più propensi a rivolgersi a imprese in grado di assicurare – ed evidenziare, appunto – questi aspetti, che sono ormai divenuti fattori determinanti del successo delle aziende sul mercato.

Vi sono, tuttavia, alcuni ostacoli tra le aspirazioni delle imprese e la realtà: tra questi, il primo intralcio indicato da ben 6 intervistati su 10 è la mancanza di professionisti con le competenze necessarie per lo sviluppo e la gestione di un’intelligenza artificiale etica. Seguono poi la mancanza di linee guida a livello governativo, di settore e aziendale e la presenza di bias già nei dati.

I dati dell’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale nel 2022

L’adozione dell’IA prosegue a un ritmo stabile nel 2022: più di un terzo delle aziende (35%) segnala dell’IA nel proprio business, con un aumento di quattro punti rispetto al 2021, e uno dei principali fattori di traino è stata l’accessibilità, che ha reso l’IA più facile da implementare in tutta l’organizzazione. Tuttavia, il divario nell’adozione dell’IA tra aziende più grandi e più piccole è cresciuto in modo significativo.

L’adozione dell’IA varia in base a diversi fattori: le dimensioni aziendali, le aree geografiche e i settori di riferimento. Le aziende più grandi hanno probabilità doppie di adozione attiva dell’IA come parte delle proprie operazioni aziendali, mentre le aziende più piccole potrebbero non proseguire su questa strada oppure decidere di non imboccarla affatto. Ad aprire la strada sono le aziende indiane e cinesi: circa il 60% dei professionisti IT affermano che le rispettive organizzazioni adottano già soluzioni di IA, seguiti dai colleghi di Regno Unito (26%), Stati Uniti (25%), Australia (24%) e Corea del Nord (22%).

Le disparità dipendono anche dai diversi settori di business: è più probabile, infatti, che a dotarsi di queste soluzioni siano industrie di servizi, automotive e finanziarie.

L’accelerazione dell’implementazione di IA, tuttavia, registra generali aumenti negli ultimi 24 mesi, anche grazie al lancio dell’IA stessa come risposta alle sfide poste dall’emergenza sanitaria.

Quali le possibili soluzioni per un’IA affidabile?

Affinché le soluzioni di intelligenza artificiale siano efficienti e responsabili, le aziende stanno implementando alcune strategie specifiche. Tra queste, prima tra tutte, spicca la salvaguardia dei dati lungo tutto il ciclo di vita dell’intelligenza artificiale stessa. In Italia, in particolare, questa è la prima azione messa in atto dal 43% degli intervistati, seguita dalla capacità di monitoraggio dell’IA lungo tutti gli ambienti del cloud e dell’IA stessa e dall’attenzione nei confronti di minacce e potenziali incursioni così che i sistemi rimangano sempre intatti.

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