Si celebra oggi la sesta edizione della Giornata Internazionale degli Asteroidi, istituita dall’Unesco nel 2014.
Il suggerimento venne da Brian May, astrofisico e chitarrista dei “Queen”; Rusty Schweickart, astronauta dell’Apollo 9; Danica Remy, presidente della Fondazione B612, e Grig Richters, regista e attivista politico noto per la sua marcia di un milione di passi a difesa dei diritti dei rifugiati.
Lo scopo è quello di sottolineare l’importanza degli asteroidi, anche detti pianetini o mirror planet, non solo per la scienza ma per tutta l’umanità. La scelta del 30 giugno non è casuale: si ricorda infatti l’evento di Tunguska (30 giugno 1908), quando un pianetino di 30-40 metri esplose nella stratosfera distruggendo e incendiando una vasta regione della Siberia pari a ben 2150 chilometri quadrati, per fortuna disabitata.
Eventi di questa portata si ripetono ogni 100/200 anni, mentre episodi minori sono piuttosto frequenti. Un esempio? Lo scorso 22 giugno, l’asteroide 2019 MO di 4 metri è esploso nel cielo dei Caraibi liberando una potenza di circa cinquemila tonnellate di tritolo. Il 21 maggio invece un masso di 3 metri è caduto nel mare a sud dell’Australia e il 1° febbraio un oggetto di 3 metri si è disintegrato sull’isola di Cubo.
Si stima che attualmente piova sulla Terra una quantità di bolidi e meteoroidi pari a 40 tonnellate: in gran parte, tuttavia, è materiale fine che si polverizza nell’atmosfera.
Ma quali sono gli oggetti che rientrano nella categoria dei meteoroidi? A rispondere a questa domanda è stata, già nel 1961, l’Unione Astronomica Internazionale che ha convenuto che si tratti di oggetti con una massa che va da un milionesimo di grammo a 10 milioni di chilogrammi.
Nel caso in cui la massa sia piccola, appariranno come meteore, come nel caso delle lacrime di San Lorenzo che cadono dal 10 al 12 agosto.
Nel caso in cui le dimensioni siano di un metro o più, parleremo di bolidi (e di meteoriti se i frammenti raggiungono il suolo).
Questi dati sono sufficienti a giustificare gli ingenti investimenti delle varie agenzie spaziali, sia europee che statunitensi, che hanno lo scopo di difendere dal rischio-asteroidi tramite specifiche tecniche di deviazione, dalle più semplici alle più violente quali l’onda d’urto di un ordigno nucleare. Questi interventi sono ovviamente supportati da reti di sorveglianza astronomiche, costituite da telescopi robotizzati e sistemi di registrazione dei bolidi.
Su tutti, spicca il programma di ricerca sviluppato con la rete “Prisma”, già in funzione in Italia, Francia e Svizzera, con l’obiettivo di migliorare le nostre conoscenze sulla frequenza con cui meteoroidi e bolidi attraversano il cielo. Il programma utilizza infatti camere automatiche che riprendono continuamente la volta celeste e sofisticati sistemi di analisi dei dati immagazzinati. Se il Centro-Nord del nostro Paese è ben attrezzato, il Meridione e le isole riscontrano al momento ritardi e lacune. Oggi verrà però inaugurata, proprio in occasione dell’Asteroid Day, nella sede dell’Inaf di Cagliari, la nuova telecamera all sky fornita proprio da Prisma.
Siamo a conoscenza degli asteroidi dal 1801, quando l’astronomo valtellinese Giuseppe Piazzi scoprì da Palermo il primo e più grande di questi oggetti del sistema solare e decise di chiamarlo Cerere. A oggi, gli asteroidi registrati sono più di 800mila: il loro studio consentirà di valutare la possibilità che questi diventino, in futuro, miniere di materie prime da utilizzare in future missioni spaziali esplorative, ma soprattutto di capire meglio l’origine del sistema solare, dei pianeti e – perché no? – della vita sulla Terra.